Alla deriva

 
UDINESE-SAMPDORIA 2-0
LA PARTITA
Ecco come ci siamo ridotti: a tirare un sospiro di sollievo perché il Lecce ha perso in casa col Palermo, dopo essere stato due volte in vantaggio e perché il Parma si è fermato in casa con la Fiorentina, anche in questo caso dopo essere stato avanti. La classifica alla fine dei primi tempi delle gare domenicali delle 15 era tragica, ora è grosso modo simile a quella di mercoledì sera dopo la sconfitta col Cagliari. Purtroppo il divario con la B è passato da sei a cinque punti. La stagione più brutta dell’era Garrone continua con i numeri impietosi: la Samp rimane al palo anche a Udine, terza sconfitta in sei giorni e il gol che ancora non arriva (neanche uno nel ritorno). I giocatori hanno finito la benzina, e il che è un tantinello preoccupante, visto che ci sono ancora quattordici partite da giocare. Quello che colpisce è, come ormai recitiamo da diverse cronache a questa parte, la lentezza della squadra: la riprova è che gli unici che corrono sono Biabiany e Martinez, ovvero i nuovi, quelli che fino a ieri si allenavano in altre squadre.
 
Al Friuli siamo andati sotto con un colpo di testa di Sanchez (alto 168 cm), pescato da una punizione di Di Natale (difesa ferma e uomo lasciato libero di colpire, come a Roma con la Lazio, sul gol di Kozak). Di Carlo dice che in questo periodo “andiamo sotto alla loro prima conclusione”: è una scusa (che usò anche Lippi per tutte e tre le partite del Mondiale sudafricano) che non regge. Forse significa che bisogna stare attenti anche alla prima conclusione, no? O perché in quanto prima, gli avversari la devono cileccare? Il raddoppio dei bianconeri è giunto invece al 40′, quando Sanchez si è fatto di corsa mezzo terreno di gioco, arrivando a servire Totò Di Natale, che ha facilmente battuto Curci. Per l’attaccante, è il centesimo gol con la maglia dell’Udinese: complimenti.
 
È vero che la Samp nella ripresa è cresciuta un po’, ma sullo 0-2, e con gli avversari che ormai tirano i remi in barca, c’è poco da andarne fieri. La bella parata di Belardi sulla punizione di Ziegler e l’incrocio dei pali del fischiatissimo Mannini (qualche anno fa, quando giocava col Brescia segnò un gol all’Udinese col portiere a terra) a pochi minuti dal termine, rappresentano i pericoli maggiori che il Doria ha saputo infliggere.
 
Un cambio di allenatore potrebbe dare la scossa, ma non credo che la dirigenza lo farà: sembrerebbe una dimostrazione di debolezza dopo che i giorni scorsi gli ultras avevano fatto questa richiesta in modo scritto. Sicuramente, se si vuole cambiare, meglio ora che alla prossima partita, visto che c’è una settimana di tempo per preparare l’incontro-salvezza col Bologna. Tre giorni dopo la sfida coi felsinei invece, c’è il recupero del derby. I nomi che circolano per un’eventuale sostituzione sono Luigi Cagni e Walter Novellino, entrambi già seduti sulla panchina doriana. Quello più suggestivo (ma obiettivamente sembra una bufala di mercato) è Gianluca Vialli. Ma ora come ora, si prosegue con Di Carlo.   
I PIÙ E I MENO
 
+  Martinez: per la seconda partita consecutiva, è l’unico che si salva. Addirittura corre, pensate un po’!
 
  Di Carlo: sembra aver completamente perso la squadra: lenti, mai pericolosi (se non sullo 0-2), fragili e sfiduciati, i suoi uomini non lo seguono più. Aver schierato Martinez al centro (lui che è un terzino) e Lucchini sulla fascia (lui che è un centrale) è una mossa difficile da comprendere. Così come aver rinunciato a Guberti dall’inizio per un Koman ancora deludente. Per ora, resta in sella, tra le perplessità generali.
Nelle foto, Sanchez bracca Koman; la delusione sampdoriana a fine match.

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