Quasi fuori dalla Coppa

SAMPDORIA-METALIST 0-0

LA PARTITA
In una partita così delicata, decisiva per le sorti del passaggio del turno si poteva e si doveva fare di più: tra Sampdoria e Metalist finisce infatti 0-0 e se il pari era il risultato che cercavano gli ucraini, non si può dire lo stesso per la squadra di Di Carlo, alla quale servono ora due vittorie nelle prossime due giornate. Il passaggio del turno ora è compromesso, e a giudicare dall’atteggiamento che la squadra ha avuto in queste prime quattro gare, si poteva mettere anche in preventivo. La Samp non è mai scesa in campo col miglior undici possibile e la voglia c’è stata solo a sprazzi. Solo una vittoria (stentata) col cuscinetto-Debrecen, due pareggi e una sconfitta con una squadra in dieci: il bilancio è finora negativo. Se i giocatori ci credono, è ora di dimostrarlo già alla prossima sfida, contro il PSV. Uscire di scena senza lottare non è un’opzione gradita alla tifoseria, che a differenza delle squadre del calcio italiano (oggi sarebbero tutte e quattro eliminate), all’Europa League ci tiene eccome.
Quanto alla cronaca c’è poco da dire. Pozzi si mangia un gol in apertura, poi arrivano trenta minuti di non gioco. In sessanta secondi, gli unici veri sussulti di tutta la partita: Guberti in rovesciata indirizza verso la porta: Gueye salva tutto. Dall’angolo seguente, Gastaldello colpisce di testa: la palla finisce prima sulla traversa e poi sul braccio di Villagra; i doriani chiedono o il gol (forse Villagra era al di là della riga: le immagini non chiariscono troppo, fidiamoci dei giudici di linea) o il rigore, ma non ottengono nulla. Poi, dobbiamo andare alla ripresa. A mezz’ora dalla fine, Di Carlo si decide a inserire Pazzini, tenuto fuori chissà perché. Ma neanche l’ingresso del Pazzo vitalizza un attacco troppo molle. I giocatori ucraini, fortissimi fisicamente, si limitano a controllare. D’altronde, ai gialloblu il pari sta più che bene. Per la Samp continua la maledizione contro il club di Kharkiv. In futuro, consigliamo di schierare tutti i titolari: chissà che non ci scappa di batterli una volta.
LE PAGELLE
Da Costa 6: sostituisce l’infortunato Curci. Una serata tranquilla per lui, alla sua prima da titolare.
Cacciatore 6: non spinge tanto, dietro non soffre.
Gastaldello 7: sembra quello più interessato a portare a casa la partita. Una traversa colpita su un primo corner e un altro gol salvatogli sulla riga da Obradovic in chiusura di tempo, sugli sviluppi di un secondo. È il più pericoloso davanti, affidabile dietro.
Volta 6: concede un turno di riposo a Lucchini. Prestazione ok.
Ziegler 6: attacca un po’ più di Cacciatore, ma senza risultati eccelsi. Con questa gara diventa il giocatore con più presenze in Coppa Uefa o Europa League, della storia del club: quattordici gettoni, staccato Castellazzi a tredici.
Dessena 5,5:  il centrocampo viene in genere saltato con dei lanci lunghi, ma quando si passa di lì, c’è una confusione incredibile.
Palombo 5,5: ci prova con una punizione da fuori nel primo tempo, ma quando c’è da impostare il gioco, questa volta non c’è.
Poli 5,5: vale il discorso fatto per i colleghi di reparto. Spara a lato un tiro da posizione favorevole proprio nel recupero del primo tempo.
Guberti 6: si muove molto tra la fascia sinistra e la trequarti, ma solo con la rovesciata salvata da Gueye, si rende pericoloso.
Marilungo 5: non c’è storia coi possenti difensori gialloblu.
Pozzi 5: si trova a tu per tu con Disljenkovic in avvio di match, ma scivola sul più bello. L’impressione è che Di Carlo l’abbia tenuto per 90 minuti solo perché squalificato domenica.

Pazzini 5,5: solo trenta minuti per lui. Il tempo di un tiro respinto dal portiere.
Mannini 5,5: entra per Poli, ma non cambia nulla.
Koman ng
Di Carlo 5: il Metalist non lo battiamo mai, ma non lo affrontiamo mai con l’attacco al completo. Alla vigilia parlava di invertire la tendenza. La squadra schierata non sembra aver recepito il messaggio. Ma a ‘sta coppa, ci teniamo o non ci teniamo? L’esclusione di Pazzini, dopo quella forzata di Cassano, fa propendere alla seconda ipotesi.

Nelle foto, l’amarezza di fine gara e Marilungo e Villagra alla caccia del pallone.