Serie B

SAMPDORIA-PALERMO 1-2
LA PARTITA
È finita. Otto anni dopo, rieccoci tra i cadetti, laddove credevamo di non dover tornare per diverso tempo. Lo facciamo al termine di una stagione che doveva essere magica e che invece si è trasformata in un susseguirsi di errori che non si vedono nemmeno in una società amatoriale. Prima la campagna d’indebolimento in vista dei preliminari di Champions, dai quali ci siamo visti sbattere fuori al 90′. Poi il caso-Cassano. Un vaffa che compromette un’intera stagione, soprattutto per come ci siamo comportati in seguito. Poi l’eliminazione dall’Europa League (al 90′ ovviamente). Poi le dimissioni di Gasparin, che aveva fiutato l’aria che sarebbe tirata di lì a poco. Poi la cessione di Cassano al Milan: ma si può parlare di cessione quando sei tu che vendi a pagare? Poi ecco arrivare anche l’eliminazione  dalla Coppa Italia. Poi la cessione di Pazzini per 12 milioni, agli ultimi rintocchi del mercato invernale. E poi un girone di ritorno che passerà alla storia del nostro calcio, in cui siamo diventati gli zimbelli della Serie A. I gol che arrivano col contagocce perché là davanti non ci sono più gli attaccanti della nazionale, andati a giocarsi lo scudetto a Milano, ma gli scarti dell’Inter, del Palermo e del Manchester United. Il recupero del derby d’andata perso. L’esonero di Di Carlo. L’arrivo di Cavasin, tecnico ritrovatosi in Serie A all’improvviso dopo essere stato fuori dal giro per anni: una scelta al risparmio, pure qua. Le sconfitte casalinghe contro le altre squadre in lotta per salvarsi. Già, perché nel frattempo siamo piombati in zona retrocessione. Il pari col Brescia ripreso per i capelli. La sconfitta al 97′ nel derby di ritorno. E la fatidica data x: il 15 maggio, la Samp perde col Palermo imbottito di riserve e nel quale solo il leccese Miccoli teneva davvero alla gara e retrocede in Serie B. Finisce nel modo più doloroso ma anche più giusto l’annata che doveva rappresentare il nostro rilancio tra le grandi. Una disfatta enorme, anche dal punto di vista economico, che sembra essere l’unico degno di interesse della nostra proprietà, incapace di trovare un ds dopo l’addio di Gasparin. Questi dilettanti allo sbaraglio, che avevano in mano Dos Santos ma non l’hanno preso “perché l’Inter ha poi fatto l’offerta per Pazzini”, che si sono ritrovati in rosa a gennaio Testardi perché non conoscevano bene il regolamento dei trasferimenti e che hanno detto una cosa e fatto sempre l’esatto contrario, sono i veri responsabili di questo scempio. Purtroppo, i tifosi, che hanno contestato Di Carlo, reo di essersi fatto togliere i pezzi migliori, non hanno mai contestato il presidente se non su qualche striscione quà e là. La squadra si stava sgretolando pezzo dopo pezzo, ma evidentemente erano più importanti le battaglie per la tessera del tifoso.
Resta da applausi comunque la compostezza con cui il Ferraris ha reagito al fischio finale di Samp-Palermo. Le immagini degli applausi sulle lacrime di un Palombo inconsolabile rimarranno scolpite nella memoria del tifo blucerchiato.
Per diritto di cronaca, spieghiamo brevemente la gara. Il primo tempo vede una Sampdoria pimpante e più presente rispetto ai rosanero. Pozzi trova persino il gol ma Mazzoleni annulla ingiustamente per fuorigioco. Come è accaduto sempre in questa stagione, il recupero è fatale: al 46′ pt Miccoli trova l’angolino e batte Da Costa. Il salentino è il giocatore del Palermo che più di tutti vuole la vittoria per aiutare il suo amato Lecce ad ottenere la salvezza. I giallorossi intanto stanno facendo 0-0 nel derby col Bari. Nella ripresa, cambia tutto: Biabiany di testa fa 1-1 (forse c’è una carica su Benussi, ma Mazzoleni accorda il gol, forse memore dell’errore fatto nel primo tempo), ma su Marassi cala il gelo, dopo il vantaggio leccese, che poco dopo diventa doppio. La Samp ora è obbligata a vincere per sperare nel miracolo all’ultima giornata, ma il gol (dopo un altra rete annullata a Pozzi, ancora per off-side, ma questa volta giusto) lo trovano gli ospiti in contropiede su un corner sampdoriano. Pinilla batte Da Costa e fa calare il sipario sul nostro campionato. C’è il tempo solo per qualche mini-rissa di frustrazione e, a seguire, per le lacrime doriane. L’anno prossimo, Genova, in Serie A, sarà rappresentata dal Genoa.
I PIÙ E I MENO
+ Biabiany: il migliore contro il Palermo: gol, dribbling e serpentine. Cavasin ha capito alla penultima giornata che è un’ala e non una punta. Ma è un po’ tardi adesso…
Maccarone: subentra ad un buon Pozzi ma non si vede praticamente mai.

Nelle foto, il pianto di Palombo; il primo gol annullato a Pozzi; la delusione negli spalti (foto Pegaso, tratte da gazzetta.it)