Un’altra delusione

SAMPDORIA-GENOA 0-1
LA PARTITA
Champions sfumata al primo atto; Europa League finita al girone con una gara d’anticipo; campionato anonimo; Coppa Italia sfumata a gennaio. Il derby rappresentava l’ultimo appiglio per salvare la stagione, ma ancora una volta la Samp non è pervenuta e così se ne va un altro obiettivo. Ce ne sarà un altro a fine stagione, è vero. Ora come ora c’è da augurarsi di non arrivare a quell’incontro con una classifica persino peggiore di quella attuale. Nel recupero della stracittadina (la gara del 19 dicembre non si disputò causa neve), la Samp subisce il sorpasso dai rivali e incappa nella quarta sconfitta nelle ultime cinque gare di campionato (e il quarto derby perso degli ultimi cinque). E visto come i blucerchiati hanno interpretato la gara, c’è da credere che forse quello col Bologna di domenica scorsa è stato solo un fuoco di paglia e che è stata decisiva più la giornata no dei felsinei che quella sì dei doriani. Il tecnico Di Carlo ai microfoni questa volta non ha difeso i suoi ma li ha strigliati pubblicamente: “non si può giocare un derby con questo atteggiamento”.
Mentre sotto il diluvio di Marassi la Samp perdeva col Genoa, il fato ha voluto che nell’altro recupero, Pazzini decidesse la sfida tra Fiorentina e Inter. Chissà cosa avrà pensato  in quel momento, in tribuna, il presidente Garrone, contestato da qualche tifoso a fine gara. C’è persino l’ipotesi di metterlo sotto scorta…

Nel punteggio e nel minuto della marcatura, sembra il Sampdoria-Genoa di due anni fa, perso con un gol di Milito ad inizio ripresa. Nel gol, nella nazionalità di chi l’ha timbrato e per come è avvenuto il tiro (una botta da fuori area di potenza, nella stessa porta), si potrebbe fare un paragone col gol di Branco nel 1990/91. Anche se all’epoca, il pallone terminò sotto il sette, mentre ieri il tiro di Rafinha era nell’asse di Curci.

Bisogna fare i complimenti alla squadra di Ballardini, che ha giocato meglio e che ha meritato al 100% la vittoria. Oltre al gol di Rafinha, i rossoblù hanno colpito due traverse nel primo tempo (una con Palacio, una con Marco Rossi) e proprio poco prima dell’intervallo Palacio aveva malamente sprecato un contropiede, calciando alto dopo essere arrivato a tu per tu con Curci. In mezzo è autore di una prova addirittura gigantesca, Kucka, anch’egli vicino al gol con un tiro fuori di pochissimo. La Samp s’era vista solo con un bel tiro di Guberti respinto da Eduardo. Troppo poco, anche perché Fiorentina fuori casa e Inter in casa, saranno clienti ancora più ostici di un Genoa che era in crisi come noi, anche se in risveglio (ad ogni modo, è il primo gol in trasferta del 2011…). La precaria classifica delle due compagini faceva pensare all’ennesimo Sampdoria-Genoa fatto di falli, calci e cartellini rossi: invece la partita è stata molto corretta.
Gli uomini di Di Carlo dopo lo svantaggio hanno cominciato ad aumentare il ritmo, ma senza incidere tanto (Poli calcia alto da una posizione interessante). Paradossalmente, la Samp è migliorata in avanti quando un centrocampista (Mannini) ha rilevato una punta (Macheda), a conferma che il calcio non è una scienza esatta. 
Nel finale, c’è stato anche un quarto d’ora per il giovane Zaza, l’unico attaccante disponibile in panchina (Biabiany infortunato dell’ultim’ora, Pozzi ancora out, Pazzini a decidere l’altra partita…): si fa con quel che si ha. Non è colpa di Di Carlo se l’attacco è passato dall’essere formato da giocatori della nazionale a giocatori che fino a ieri erano nella primavera o a scaldare la panchina in altre squadre. Le colpe del tecnico di Cassino sono semmai altre, ma non è il caso di tornarci su ogni volta. Ad ogni modo, Zaza in un quarto d’ora ha fatto molto di più di Macheda in sessanta minuti, apparso ancora una volta svogliato e poco efficace.

I PIÙ E I MENO
+  Maccarone: la squadra si sveglia quando Macheda esce e BigMac resta l’unico terminale d’attacco. Si dà molto da fare, almeno questo.
  Macheda: se deve giocare così, può tornare al Manchester United anche subito. La Samp migliora quando esce dal terreno di gioco. Non so voi, ma chi scrive non ha “un entusiasmo aumentato di dieci volte”.
 
Nelle foto, Ziegler cerca di fermare il match-winner Rafinha; la delusione di Poli dopo il suo tiro alto; Curci esce a testa bassa a fine gara.

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