16 maggio 2010 – 15 maggio 2011. Nell’arco di un anno, l’incedibile parabola discendente della Sampdoria. Eccovi la cronaca di uno dei tracolli più fragorosi della storia del campionato di Serie A, fatta di dichiarazioni contraddittorie, presunzioni, scelte sballate, sconfitte al novantesimo, mercati di indebolimento. Tutto ha inizio dopo Samp-Napoli dello scorso anno, quando all’ultima giornata, la Genova blucerchiata è in festa ed ignara di quel che capiterà nei dodici mesi seguenti.
Ottenuto l’accesso ai preliminari di Champions League, la Sampdoria vede partire il trio Marotta-Delneri-Paratici destinato alla Juventus. Molti tifosi storcono il naso perché vedono andarsene gli artefici del quarto posto, ma il presidente Riccardo Garrone rassicura:
“quando nelle mie aziende ho cambiato le deleghe, le cose sono andate sempre meglio“, promettendo anche nuovi investimenti. L’urna di Nyon accoppia la Samp al Werder Brema. Al preliminare la nuova squadra affidata a Mimmo Di Carlo, col duo Tosi (direttore sportivo)-Gasparin (direttore generale) dietro la scrivania, arriva con una squadra ancora in via di assemblaggio (ad esempio, manca ancora un terzino destro: gioca il partente Stankevicius, perché Zauri, già alla Samp con Delneri è tornato alla Lazio, e tornerà in prestito dopo il preliminare) e indebolita dal mercato (Curci e Da Costa per Storari e Castellazzi; rientro dei prestiti che erano in giro per l’Italia: Koman, Volta, Dessena, Marilungo). Garrone parla di coerenza attraverso un comunicato intitolato
La Samp non è un supermercato:
“abbiamo tenuto tutti i nostri giocatori più forti. Secondo i media avevamo già smantellato tutta la squadra, ma la nostra parola d’ordine è coerenza”.
In Germania finisce 3-1 per i padroni di casa, col gol di Pazzini nel finale che tiene vive le speranze in vista della partita di ritorno. Sei giorni dopo in un Marassi gremito, l’impresa sembra avverarsi: una doppietta di Pazzini e un gol di Cassano portano la Samp ad un passo dai gironi. Ma un gol al 93′ di Rosenberg porta le squadre ai supplementari. Col morale a terra, i blucerchiati subiscono il 3-2 di Pizarro ed escono dalla cosiddetta Europa che conta. L’avvio del campionato è incoraggiante e la delusione europea sembra essere ben assorbita: 2-0 alla Lazio e 3-3 a Torino contro l’ex Delneri. Alla terza giornata, arriva il primo ko casalingo dopo più di un anno: il Napoli vince a Genova 2-1. I pareggi con Cagliari, Udinese, Bologna anticipano il 2-1 alla Fiorentina e un altro pari di lusso, a Milano con l’Inter.
I tifosi non sanno ancora che quella del Meazza sarà l’ultima gara in blucerchiato di Antonio Cassano. A Bogliasco, infatti il gioiello barese ha una accesa discussione col presidente Garrone, a causa della mancata partecipazione del giocatore ad una serata coi tifosi. Gli insulti a Garrone portano Fantantonio fuori rosa. In attesa di una ricucitura che non arriverà mai, la Samp continua a marciare a corrente alterna. Vince a Cesena con un gol nel recupero di Pazzini (la gara passerà alle cronache anche per la squalifica per bestemmia a Pozzi, per altro già negli spogliatoi. Caso unico dell’intero campionato, mah…), impatta in casa con Chievo e Catania, perde nella nebbia di Parma e vince 3-2 al Via del Mare di Lecce, trascinata da una tripletta di Pazzini. Si viaggia a centro-classifica. Chi direbbe mai che questa col Lecce varrà come sfida-salvezza e che per cinque mesi non si segnerà più nemmeno un gol in trasferta? La squadra non gioca bene, ma i punti li ottiene: ecco un 1-1 col Milan e un 3-0 col Bari. Siamo alla quindicesima giornata e le sconfitte sono appena due. Nel frattempo però, arriva l’eliminazione (al 90’ ovviamente) dall’Europa League con un turno d’anticipo, in un girone sicuramente non proibitivo (PSV, Metalist e Debrecen le avversarie). Capitan Palombo dopo l’eliminazione europea, chiede rinforzi. Garrone non ci sta: “Palombo poteva anche starsene zitto”.
Una papera di Curci a Brescia costa la partita alla squadra di Di Carlo, che chiude l’anno in anticipo, visto che il derby del 19 dicembre viene rinviato per neve. Nella pausa, ecco i primi scricchiolii: Gasparin se ne va per incomprensioni con la proprietà. Evidentemente il dg aveva annusato l’aria che sarebbe tirata poco dopo. Non viene ingaggiato nessuno al suo posto: sarà Doriano Tosi a prendere tutte le redini. Cassano viene dato al Milan, ma desta clamore il fatto che la Sampdoria paghi due milioni e mezzo per sbarazzarsene. Garrone assicura che non partiranno altri big, ma i fatti gli daranno torto. Tosi porta a Genova in prestito dal Manchester Utd, Federico Macheda, purtroppo un altro bluff. Eppure per Garrone “con questo acquisto l’entusiasmo è aumentato di dieci volte”. L’Epifania è amara: al Barbera, la Samp perde 3-0, ma pochi giorni dopo il 2-1 sulla Roma fa ritrovare il sorriso alla squadra, anche se è il romanista Juan, con due svarioni clamorosi, l’artefice delle due marcature liguri. Comincia il girone di ritorno ed arrivano la sconfitta con Lazio e uno striminzito 0-0 con la Juve. Intanto sfuma anche la Coppa Italia: dopo aver eliminato l’Udinese ai rigori agli ottavi di finale (segna Macheda, peccato che oltre che il primo sia pure il suo ultimo gol), il Milan sbanca Marassi nei quarti. È il 28 gennaio quando si concretizza la clamorosa cessione di Pazzini all’Inter per 12 milioni più Biabiany. Il tifo doriano è sconvolto, anche perché il mercato è prossimo alla chiusura e non sarà certo l’arrivo di Maccarone, panchinaro al Palermo, a garantire i gol del Pazzo, che coerentemente è stato ceduto quando un mese prima si garantiva la sua permanenza! In partenza c’è pure il giovane Marilungo, venduto a titolo definitivo all’Atalanta. Anche questa, una cessione a sorpresa, visto che il marchigiano avrebbe dovuto rappresentare il futuro. Tosi comunque dice che “tutto è andato secondo i piani”. Ma forse nei piani non c’era anche il caso-Testardi; la Samp richiama il giovane attaccante dal Gubbio per girarlo al Foligno: ma a mercato chiuso, ecco che se lo ritrova in rosa. Gli umbri infatti, non possono schierarlo, perché è alla quarta squadra in stagione. L’incertezza che regna in società è ormai lampante. Anche perché Pozzi è out per due mesi, e ci ritroviamo senza una prima punta. L’arrivo di Dos Santos in compenso sembrava fatto, ma Tosi ha spiegato “che poi è arrivata l’offerta dell’Inter per Pazzini e non se n’è fatto più nulla”. Questa frase meriterebbe una riga intera di punti esclamativi.
Il campionato intanto inizia ad assumere contorni tragicomici e arrivano in successione lo 0-4 col Napoli (mentre Pazzini firma una doppietta all’esordio con l’Inter), lo 0-1 col Cagliari e lo 0-2 con l’Udinese. Il 3 febbraio c’è una riunione degli ultras, alla quale anche Garrone è invitato. Il presidente declina l’invito (un paradosso visto che la lite con Cassano è nata per la mancata presenza del giocatore ad una serata coi tifosi), ma nella notte negli studi di Telenord, un giornalista viene aggredito per aver riportato delle inesattezze sull’esito della riunione stessa. Un comunicato dei tifosi chiede l’esonero del mister Di Carlo, che invece rimane al suo posto. Col Bologna, ecco un 3-1 che dà una boccata d’ossigeno. Il problema del gol sembra finalmente risolto, ma non è così: seguono lo 0-1 nel recupero col Genoa, lo 0-0 di Firenze e lo 0-2 con l’Inter. L’avventura di Di Carlo finisce quando la Samp crolla in casa sotto i colpi del Cesena, che porta la zona-B a soli tre punti. I romagnoli vincono 3-2, dopo essere andati sul 3-0. La contestazione della Gradinata Sud all’indirizzo del tecnico con uno striscione che lo esorta a dimettersi, segna l’amaro addio, che si conclude col primo esonero dell’era-Garrone.
“Io l’ho già detto più volte, si continua a dire sui media che è la conseguenza dell’uscita di Pazzini. Per un Pazzini com’era a gennaio, com’era a dicembre, com’è stato da quest’estate nella Sampdoria, sarebbe stato meglio far giocare non so Krsticic, sia ben chiaro”. Parole e musica di Riccardo Garrone. Peccato che in estate Pazzini avesse fatto tre gol in due gare col Werder Brema e che i gol in extremis del Pazzo a Cesena e Lecce siano proprio quelli che in realtà tengono in vita la squadra di Corte Lambruschini. E peccato anche che Krsticic non sia nemmeno un attaccante…
Inizia lo “scaricabarile” da parte del presidente, che rincara: “all’inizio, quando c’erano Cassano e Pazzini abbiamo fatto moltissimi pareggi. La situazione attuale è figlia del brutto inizio di stagione. Pazzini non potevamo trattenerlo perché ha fatto di tutto per andarsene”. Ma se Pazzini davvero voleva cambiare aria, perché non attendere almeno la fine del campionato, e perché non chiedere più soldi?
Tra gli interrogativi generali (quello principale riguarda sempre la svendita dell’attacco della nazionale per un totale di dieci milioni), la stagione prosegue e al posto di Di Carlo, arriva Alberto Cavasin, assente dalla massima serie dal 2007 e fresco di esonero col Bellinzona.
“Credo nella salvezza, se questo gruppo era costruito per la Champions a maggior ragione lo è per salvarsi”, le sue parole alla presentazione. La scommessa è persa, visto che il bilancio del nuovo allenatore è persino peggiore del precedente. L’esordio è al Massimino di Catania: sotto il diluvio, gli etnei vincono 1-0. Col Parma, Palombo e compagni sprecano l’ennesimo scontro diretto casalingo: 0-1 e un rigore di Maccarone sparato in curva. A nulla serve un video di dubbio gusto di Palombo e Poli, in cui si promette grinta e in cui si chiamano a raccolta i tifosi: lo 0-0 molto sospetto di Verona (le agenzie di scommesse nemmeno accettavano le giocate sull’ics), l’1-2 in casa col Lecce e lo 0-3 col Milan fanno già capire che la sorte della Samp, ora
terzultima e per la prima volta nella zona rossa, è segnata. La dirigenza parla di rilancio e di Serie B come se la retrocessione fosse cosa fatta. Intanto a Bogliasco compaiono scritte minacciose e un paio di esagitati arrivano persino alle minacce contro Cavasin, dopo che già il pullman della squadra era stato aggredito di ritorno dalla trasferta di San Siro. Al suo interno però c’erano solo pochi giocatori, visto che gran parte della squadra è rimasta a ballare a Milano… La settimana scorre via pesantemente ma un rigore di Pozzi contro il derelitto Bari riporta finalmente i tre punti e un gol in trasferta, ma è solo un lampo.
La Samp fallisce in casa (ancora!) il match della verità col Brescia, pareggiando 3-3, ritrovandosi sempre in svantaggio e riacciuffando per i capelli a tempo scaduto, il punticino. Alla terzultima giornata, si avvera il sogno di molti tifosi genoani: il Grifone dà il colpo di grazia ai rivali con un gol al 97’ di Boselli (“Garrone tvb”, “Amico Garrone”: il presidente viene così festeggiato dai tifosi rosso-blù). Il tempo di recupero si conferma un incubo. A niente è valsa la scelta di cambiare il portiere: già, perché a Curci, dopo le ultime uscite incerte e la contestazione dei tifosi, viene preferito Da Costa, primo portiere straniero della storia del club. Col Palermo, bisogna vincere e sperare in buone nuove dagli altri campi: peccato che Samp e Bari siano, numeri alla mano, le due peggiori squadre del girone di ritorno. Bisogna sperare che entrambe facciano risultato, ma non c’è niente da fare: il Lecce vince il derby pugliese, il Doria perde ancora una volta. Dopo settimane di ritiri lontani da Genova (alcuni alla Borghesiana, altri a Novi Ligure), dopo le scooterate dei tifosi per scortare i ragazzi allo stadio per far sentire la vicinanza, dopo le iniezioni di fiducia da parte di Edoardo Garrone, nel frattempo diventato uomo-immagine della società, al posto del padre, e dopo giorni passati a fare i calcoli (si temeva soprattutto la vendetta della Roma all’ultima giornata: l’anno scorso i giallorossi perdettero il primato a pochi turni dal termine proprio con la Samp), il cerchio si chiude e la retrocessione diventa realtà. Con un turno d’anticipo, è di nuovo Serie B, otto anni dopo la promozione ottenuta con Walter Novellino. Edoardo Garrone ai microfoni garantisce che verrà allestita una squadra capace di risalire presto in Serie A, ma viste le dichiarazioni degli ultimi tempi, è lecito che i sampdoriani abbiano qualche dubbio sulla veridicità di queste affermazioni. Per risalire serviranno grandi investimenti, visto che il danno è anche economico e non solo sportivo. La caduta in B costerà alla Samp una quarantina di milioni di mancati introiti di sponsor e televisioni.
Adesso a regnare è l’incertezza. Di certo ora c’è solo che la città di Genova, per la prima volta da più di trent’anni a questa parte, sarà rappresentata in A solamente dal Genoa e che una squadra che in estate sognava di affrontare Messi o Cristiano Ronaldo, l’anno prossimo giocherà a Gubbio e a Nocera Inferiore. Con tutto il rispetto, non sarà la stessa cosa.
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http://www.pianetasamp.blogspot.comTutto drammaticamente e tragicamente corretto caro Giovanni…Un unico appunto che forse ti è sfuggito è quando la scorsa estate il vecchio cacciatore col sigaro dichiarò che questa era la sua Samp più forte di sempre, davvero un veggente…ciao!
Hai ragione Andrea. Ho dimenticato quella frase. Così come avrei dovuto trovare un piccolo spazio alla "corda che troppo tesa si può spezzare…". Adesso stiamo a vedere come si muoverà la scoietà: da qualche parte ho letto di un interessamento per Delio Rossi. Magari, ma non ci credo tanto.Ciao!
http://www.pianetasamp.blogspo.comA Delio Rossi credo poco anch'io anche se sarebbe davvero un'ottima base di partenza…staremo a vedere…ciao!